Chiesa di Sant'Andrea forisportam
La chiesa (in origine collocata
fuori dalla cerchia muraria urbana precedente quella del 1155, donde il nome),
è ricordata dal 1104 (e non dal 1083 come tradizionalmente ritenuto),
per quanto il generale aspetto delle strutture originarie superstiti ne accusi
un'origine collocabile nell'XI sec., ad eccezione del coronamento ad archetti
in 'panchina' livornese, che recentemente è stato interpretato come il
segno di una sopraelevazione del tempio collocabile nel secondo quarto del sec.
XII. Successivamente la chiesa subì certamente varie ristrutturazioni,
che attualmente non sono però documentabili ad eccezione del rifacimento
del tetto della navata centrale, avvenuto nel 1596 a spese di Francesco Ciarpi
(AAP). Da segnalare, inoltre, che a partire almeno dal 1191 la chiesa era dotata
di un ospedale, la cui esistenza è attestata anche nel 1310.
Il tempio fu parrocchia fino al 1839, sebbene sotto la giurisdizione di S. Pietro
in Vinculis, quando fu sconsacrato in vista di una sua distruzione allo scopo
di lasciar posto ad una pescheria: l'immediato ritiro del progetto, se fu sufficiente
a garantire l'esistenza della chiesa, non bastò comunque a salvarne la
dispersione di gran parte degli arredi. A seguito di detti episodi la chiesa,
a partire dal 1840, subì importanti restauri che ne compromisero l'aspetto
originario: questi si concretizzarono tra l'altro nella decorazione delle pareti
e della volta a botte con motivi geometrici e busti di santi, oltre che nell'edificazione
dei confessionali marmorei. Nel 1847, a restauri finiti, la chiesa divenne la
sede dell'Unione del Sacro Cuore di Maria Santissima per la Conversione dei
Peccatori. Successivamente ö nel 1894-95 ö fu poi restaurato l'esterno, con
un piano che consentì pure di salvare gran parte dei bacini ceramici
medievali che ne ornavano le pareti, che nell'occasione furono restaurati da
Giovanni Antonini.
Danneggiato nel corso dell'ultima guerra mondiale, il tempio fu restaurato e
riaperto al pubblico nel 1948. Attualmente è sconsacrato ed è
adibito a sede di spettacoli teatrali.
Esterno
La tipologia della facciata, a cinque arcate cieche decorate da losanghe, rientra
nel solco del più tipico stile romanico-pisano. La parte superiore, in
mattoni, è di più recente edificazione. Sulla sin. del gradino
di accesso è coll. un marmo decorato con tre rosette, di produzione romana.
Lungo le pareti esterne laterali, sotto la teoria di archetti ciechi, sono situate
copie di bacini ceramici di prov. pisana e islamica di età medievale,
i cui originali dal 1973 sono conservati nel MSM. La parete tergale presenta
un pilastro in rottura del muro absidale, ritenuto da alcuni la testimonianza
di un intervento di ampliamento della chiesa, poi non realizzato, assegnabile
alla seconda metà del XII sec.
Posteriormente è ubicato il campanile in cotto, nella cui cella sono
due campane dat. tra la fine del XII e gli inizi del XIII sec.
Interno
A tre navate, spartite da sei colonne con capitelli (quattro romani di spoglio
e due romanici decorati da teste umane ed animali, recentemente assegnati alla
taglia di Biduino) e da due pilastri. Ai lati sono posti quattro confessionali
in marmo di tipo neogotico, dat. alla metà c. del sec. scorso.
All'alt. magg. è conservato un tabernacolo in legno intagliato e dorato,
sorretto in basso da due angeli in volo e decorato da teste alate e da una corona,
opera di un intagliatore pisano del Settecento. L'alt. magg. fu fatto fare dai
parrocchiani della chiesa e da Francesco Maria del Ciarpa.
Sopra l'alt. vi è una lunetta affrescata da B. Grazzini nella prima metà
del XIX sec. raff. La Divina Pastora. Le due cappelle laterali furono eseguite
nel 1845 (ASP, Comune F, 102, c. n. n.); quella di sin. conserva un dipinto
raff. S. Andrea, di un ignoto pittore locale dell'Ottocento.
Bibliografia
Tronci, ms., c. XXVIII; Memorie, ms. c. 100; D'Abramo, ms., cc. 113-17; Titi,
pp. 169-70; Cambiagi, p. 113; Descrizione, p. 139; Da Morrona, III, 1793, pp.
244-45; Id. 1798, pp. 146-47; Id. III, 1812, pp. 238-39; Id. 1816, pp. 160-61;
Id. 1821, pp. 158-60; Serri 1833, p. 216; Polloni 1835; pp. 9-10; Grassi, III,
pp. 143-44; Nistri, p. 209; Sainati, pp. 214-15; Bellini Pietri, pp. 244, 318;
Curuni, n. 5-6, 1970, pp. 19-22; Guida Touring 1974, p. 145; Id. 1997, p. 370;
La Chiesa Primaziale, p. 97; Tolaini 1979, p. 180; Berti, Tongiorgi, pp. 70-82;
Patetta, p. 62; Della Torre, p. 150; Redi 1991, p. 361, 371; Dringoli, Primavori,
pp. 28-30; Marianini.
testo tratto dal volume:
F. Paliaga
S. Renzoni
Chiese di Pisa
Guida alla conoscenza del patrimonio artistico
1999, edizioni ETS
Seconda edizione
riveduta, corretta, ampliata
Una vecchia immagine della scuola di catechismo della Chiesa di Sant'Andrea